Perchè alcuni bambini sono così forti negli scacchi?

Inserito da Nophiq il 16/06/2011, 15:02:55

Perchè alcuni bambini sono così bravi negli scacchi? Come fanno i bambini prodigio, dell'età di 8,7 o anche 6 anni a giocare a scacchi al livello di un maestro con così poco allenamento "formale"? Come fanno ad accellerare il loro sviluppo intellettuale in questo specifico campo con questa eccezionale rapidità? Cosa possiamo imparare da questi prodigi per insegnare meglio gli scacchi a tutti i bambini? E' difficile determinare esattamente quali fattori culturali, biologici ed ambientali giocano un ruolo in questo fenomeno.

Samuel Reshevsky, Bobby Fischer e altri

Agli inizi del 20imo secolo, Samuel Reshevsky iniziò a dominare nelle simultanee che teneva contro esperti maestri prima che raggiungesse i 10 anni. Nel 1958, Bobby Fischer vinse il campionato americano all'età di soli 14 anni. Tuttavia questi risultati sono stati nascoti dal sempre più crescente numero di bambini prodigio che stanno diventando la forza dominante negli scacchi moderni. Il termine bambino prodigio tradizionalmente si riferisce ad un giovane maestro che riesce a competere equamente contro esperti professionisti, comunque nel 21imo secolo un vero prodigio deve essere un giovane capace di competere per il titolo mondiale.

Intelligenza Naturale o Fattori Culturali/Ambientali

Gli umani non si sono evoluti molto negli ultimi 100 anni, così dobbiamo guardare ai fattori culturali ed ambientali per spiegare questa elite specializzata. Prima di avere figli, Laszlo Polgar ha scritto "Bring Up Genius!" dove spiega "Geni = lavoro + circostanze fortunate" e "I geni si sono fatti, non nascono". Laszlo ha provato la sua teoria crescendo tre eccezionali GM: Susan Polgar ha raggiunto il titolo di GM a 21, Judit Polgar a 15 e Sofia Polgar è una forte IM. La predisposizione biologica da sola non spiega questi risultati. Le sorelle Polgar hanno sviluppato le loro impressionanti doti scacchistiche in un ambiente favorevole che conduceva ad un diligente e duro lavoro.

Molto lavoro o naturalmente dotate? La regola delle 10000 ore

L'articolo "Developing Young Chess Masters: What are the Best Moves?" di Kiewra e O'Connor presenta un dettagliato studio confermando che duro lavoro ed un ambiente favorevole sono requisiti necessari per formare un genio degli scacchi. Riferendosi a giovani maestri di scacchi, constatano che "Questi giovani, in media, giocano a scacchi circa 20 ore a settimana per 8 anni per raggiungere il livello di maestro. Anche se sono naturalmente dotati è comunque necessario un impegno di 8000 ore per realizzare questo talento". Non è proprio la "Regola delle 10000 ore" di Malcolm Gladwell, comunque questa stima ci va vicino. Pratica in solitaria non è sufficiente, occorre un ambiente favorevole per raggiungere ottimi risultati. L'articolo inoltre discute a riguardo dell'investimento finanziario che i genitori hanno fatto: "Molti hanno speso tra i $5000 e $10000 annuali per le lezioni, tornei, viaggi e materiale". Anche se non è obbligatorio al 100% per il successo, i giovani maestri hanno così lavorato con giocatori di livello per diversi anni.

L'effetto della tecnologia nei Bambini prodigio

Oltre al miglioramento delle tecniche per insegnare ai bambini e grazie alla possibilità di sempre più famiglie di permettersi un'investimento nei loro figli, c'è un'altra componente che gioca un ruolo fondamentale in questa equazione: la tecnologia. Google Translate non era disponibile negli anni '50 e '60, così Fischer imparò da solo il russo per leggere gli ultimi articoli e le ultime partite nelle riviste russe. Chessbase 11 mantiene un database di 5 milioni di partite e può usare 4 motori scacchistici contemporaneamente per analizzare una posizione. L'invenzione di internet e di altre tecnologie hanno permesso la condivisione dell'informazioni immediata e lo sviluppo di bambini prodigio è cresciuto in maniera esponenziale.

Nessun sostituto per il duro lavoro

Ci sono tanti fattori che contribuiscono allo sviluppo del genio scacchistico. Predisposizione biologica e la tecnologia hanno accelerato la curva di apprendimento, comunque un ambiente favorevole porta ai risultati più importanti. Il vero segreto per il successo è teoricamente semplice, tuttavia difficile da mettere in pratica: Tante ore e Duro lavoro
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Commenti

  1. Utente: Carotino

    16/06/2011, 19:04:46

    Lo dico senza polemica, ma nella maggior parte dei casi i cosiddetti "bambini prodigio" mi fanno pena. Sviluppare dei programmi sistematici per privare un bambino della sua giovinezza mi sembra una cosa a dir poco aberrante...
  2. Utente: Lupin

    16/06/2011, 20:01:48

    Non solo negli scacchi, in tutti gli sport in generale dall'automobilismo, alle moto, al tennis l'età dei campioni del mondo si è abbassata considerevolmente.
    Carotino, degli esempi?
  3. Utente: Carotino

    16/06/2011, 22:07:20

    Naturalmente io mi riferivo a tutti i possibili campi (musica, sport, ecc.).
    Tempo fa mi è ricapitato in mano un vecchio, (mitico) T&C dov'era pubblicata un'intervista all'allora giovanissimo Peter Leko... Da brividi! Quando ho letto dell'infanzia di Carlsen mi sono chiesto: ma come è possibile far saltare a piè pari l'infanzia ad un qualsiasi individuo? La biografia di Fischer e Reschewsky descrive un'infanzia inesistente ed anche l'ultimo "mini-GM", quel ragazzino dell'est, mi fa pensare ad un fenomeno da baraccone... Anche Botvinnik, che nella sua scuola ha "allevato" numerosi ragazzini di talento, era molto scettico sul fatto di lanciarli troppo presto nell'agone delle competizioni internazionali, ma le esigenze politiche dell'URSS (così come quelle americane) lo obbligarono ad adeguarsi.
    Non lo sò... Da un lato sarebbe un peccato "sprecare" un giovane talento, ma il confine fra la sua giusta valorizzazione ed il rispetto della sua infanzia è molto flebile. Spesso sono i gli stessi genitori a "spingere sull'acceleratore", trasformando il bimbo in una una proiezione delle loro aspirazioni... E' un tema delicato che mi lascia comunque molto scettico.
  4. Utente: est est est

    16/06/2011, 22:59:00

    "geniuses are made, not born"
    Lo scriveva Laslo Polgar. Sul solito wikipedia si può leggere una breve biografia. Ma su internet qualcuno lo ha definito "scacchista frustato".
    A parte la famiglia Polgar e sulle libere scelte del genitore, che non dimentichiamo faceva di professione il pedagogo, diventa tristissimo pensare alla Cina...
  5. Utente: Pietro94

    17/06/2011, 10:03:33

    Se non ricordo male, lo stesso Botvinnik affermò di aver giocato il suo primo torneo serio all'età di 16. Oggigiorno la maggior parte dei cosiddetti "talenti" a quell'età è GM...
  6. Utente: Carotino

    17/06/2011, 11:43:11

    La domanda che mi pongo (e che dovrebbero porsi i genitori dei cosiddetti "piccoli prodigi"!) è questa: vuoi far diventare tuo figlio un uomo o un GM?
    Attenzione che se vuoi fare di lui un GM devi sacrificarne l'infanzia. Non diventi GM senza tanto lavoro ed una dedizione "totale" agli scacchi, nemmeno se hai grandi doti naturali...
    Il punto è che se lo fai da adulto questa è una scelta libera e consapevole, mentre se te lo fanno fare da bambino la cosa è completamente diversa... E nessuno mi venga a dire che un bambino di 8 o 10 anni è in grado di fare scelte libere e consapevoli perchè gli rido in faccia (o lo insulto, a seconda dell'estro del momento)!
  7. Utente: vic fontaine

    17/06/2011, 13:44:16

    Due altri esempi storici:
    a) Capablanca imparò a giocare a 4 anni, e a 5 anni le sue partite iniziarono a essere registrate (cosa estremamente significativa), ma suo padre don Josè Maria Capablanca fu molto saggio nel dosare i contatti del piccolo Josè Raul con gli scacchi, impedendo che fosse esibito come fenomeno da baraccone e permettendogli di crescere in modo sano, il che fu la base per la sua autostima e fiducia in se stesso;
    b) Reshewsky fu invece quasi "sottratto" ai suoi genitori che, facendogli fare esibizioni a dx e a manca, lo avevano praticamente lasciato in una condizione di quasi totale analfabetismo;
    c) per Fischer, cresciuto senza il padre in una situazione familiare molto complicata, gli scacchi furono uno strumento suppletivo di educazione, nel senso che Bobby trovò nelle regole una compensazione (pur sempre parziale) a quegli affetti e a quei valori senza sua colpa mai posseduti o inculcati.
    In ogni caso, la moderna pedagogia - a parte i casi patologici che purtroppo ci sono sempre - sembra aver neutralizzato il rischio dell'"autismo scacchistico". Lo stesso Ilia Nyzhnyk, cui alludeva Carotino nel post 3), appare essere un ragazzo sano e serio: indicativi in tal senso sono i complimenti e gli omaggi da lui rivolti a Daniele Vocaturo dopo l'ultima drammatica partita a Wijk aan Zee 2011, quando invece avrebbe potuto anche reagire e pestare i piedi da "ragazzino" immaturo.
  8. Utente: AsselaLaR

    23/04/2021, 09:42:35

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