La prima "guida" che ci viene proposta ed insegnata è il "giudizio posizionale", basato su considerazioni astratte e di tipo generale. Tale metodo di pensiero fu ideato da Steinitz nel 19° secolo e fu diffuso e perfezionato dai suoi "seguaci" Tarrasch, Lasker, Rubistein, Capablanca, ecc.
Il pensiero del giocatore doveva incentrarsi sulla ricerca di un Piano che a sua volta andava ricavato da una precisa valutazione oggettiva della posizione, basata sulla cosiddetta "analisi della posizione". Qui si dovevano individuare ed elencare tutti gli "elementi posizionali" (centro, tempo, spazio, linee aperte, case deboli e forti, sicurezza del Re, ecc.) e in base a questi formulare il Piano.
Questo metodo è estremamente logico e scientifico, tanto che è perfettamente valido anche ai nostri giorni e senz'altro deve far parte del bagaglio tecnico di ogni giocatore. Il punto è che esso, da solo, non è sufficiente a risolvere i complessi problemi che ci troviamo ad affrontare in partita. Già Alekhine, ai suoi tempi, ne evidenziò limiti e difetti, ma fu la famosa Scuola Sovietica che a partire dagli anni '40 del secolo scorso lo completò e lo integrò con altri elementi non meno importanti, primo fra i quali il "dinamismo". Quest'ultimo elemento è il più difficile da capire e consiste sostanzialmente nel dare maggior peso agli elementi dinamici della posizione ed al calcolo concreto delle varianti. Dal nuovo concetto di "dinamismo" si svilupparono aperture quali la Variante Boleslavsky della Siciliana e l'Est Indiana, dove il Nero entra volontariamente in posizioni contraddistinte da delle pesanti "tare" posizionali (pedoni arretrati, indebolimento di case, ecc.), ampliamente compensata però dalle notevoli potenzialità dinamiche (e quindi tattiche) dei propri pezzi. Questa scelta inoltre non si basa solo su considerazioni di tipo astratto o generalizzato, ma su un preciso e dettagliato calcolo delle varianti che in molte posizioni ci porta a mosse che vanno contro ogni sano principio strategico.
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Se in questa posizione applicassimo solo le regole posizionali, la mossa 6... e5!? ci apparirebbe come una mostruosità e non ci passerebbe nemmeno per l'anticamera del cervello. Il Nero indebolisce gravemente il Pd6 ed il punto d5, situati per giunta su una colonna aperta! Eppure grazie ad essa il Nero ottiene un compensa dinamico non indifferente, costituito da un gioco molto sciolto, specialmente con i pezzi leggeri e da una notevole potenzialità tattica.
Stesso discorso per la famosa Variante di Celjabinsk, sempre della Siciliana (in realtà si chiamerebbe Sistema Lowentahl-Lasker, ma il cambio di nome è giustificato dal fatto che questa variante è stata rielaborata in chiave moderna dai GM Timoschenko e Sveshnikov, entrambi di Celjabinsk).
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Posizione dopo: 1.e4 c5 2.Cf3 Cc6 3.d4 cxd4 4.Cxd4 Cf6 5.Cc3 e5!?
L'approccio dinamico impone un grande lavoro preliminare di ricerca analitica sulle varianti di apertura e sui relativi piani del medio gioco, dove si devono letteralmente "sviscerare" le varie posizioni alla ricerca di tutte le più riposte potenzialità strategiche, tattiche e dinamiche. Le grandi potenzialità di questo metodo si rivelarono in pieno nelle famose "partite-apertura" di Botvinnik, dove questi otteneva una partita praticamente vinta già alla fine dell'apertura.
Nella scelta della mossa da fare però entrano in gioco anche diversi altri fattori, quali ad esempio l'intuizione e la fantasia, sia posizionale che tattica. Questi due fattori sono l'espressione non solo del talento individuale, ma di tutta l'esperienza scacchistica del giocatore e per questo è possibile allenarle e migliorarle. Più posizioni, piani e tatticismi conosce uno scacchista e tanto più saranno sviluppate la sua intuizione e la sua fantasia. Ecco che allora si può capire lo "strano" allenamento proposto a suo tempo da Petrosjan, ovvero il guardare velocemente (non troppo!) una serie di partite, una dietro all'altra, senza star troppo ad analizzare. Egli eseguiva questo esercizio separando i gruppi di partite per apertura, oppure per posizione tipica. In questo modo, anche se inconsciamente, il nostro cervello "fotografa" queste partite e memorizza posizioni, manovre e tatticismi. Quando le incontrerà in partita - sempre inconsciamente! - ci "suggerirà" automaticamente il piano, la manovra o la mossa viste durante l'esercizio. Naturalmente per "fissare" queste cose nella memoria occorrerà una frequente e costante ripetizione, ma per questo bastano anche 10, 15 minuti al giorno.
Ci sarebbe ancora molto da parlare su questo argomento, ad esempio delle motivazioni psicologiche, di quelle dettate dal tempo di riflessione e di altre cosucce, ma queste saranno argomento di uno dei prossimi articoli...
Carotino.

Utente: bini
19/05/2011, 14:32:35