Scacchi underground.
» Altro -
Inserito da Carotino
il 05/06/2013, 17:45:08
Accanto agli scacchi per così dire "ufficiali", c'è anche un altro mondo parallelo, nascosto, sotterraneo, fatto di strani personaggi e di sale fumose che assomigliano alle bische clandestine di alcuni vecchi film degli anni '30. Ho conosciuto questo mondo ambiguo già molti anni fa, ma ancor oggi esso è vitale e più diffuso di quanto si immagini.
Nel nostro circolo ci sono sempre state due anime: una orientata alla regolarità, all'iscrizione alla federazione, ai tornei "ufficiali", all'ELO, ecc. Insomma quella che si può chiamare la "normalità" della pratica scacchistica. Un'altra anima invece era più maramalda e guerrigliera, dove gli scacchi erano considerati quasi (e in molti casi spariva anche il "quasi", come vedremo fra un po') un gioco d'azzardo.
Da una parte c'era lo studio serio e diligente, la teoria delle aperture, il gioco posizionale, mentre dall'altra c'era una strategia più grossolana (minimalista direi), tanta tattica, tanta praticaccia, ricerca sfrenata della provocazione e del tranello, trucchi più o meno sporchi e furbizie da vecchi marpioni.
Da bravo giovinetto, io mi ero naturalmente schierato dalla parte dei "buoni" ed avendo scoperto da poco il "Mein System" non potevo che aborrire quell'assenza di strategia e quel giocarsi tutto (almeno così mi sembrava) sulla tattica e sui giochini, psicologici e non.
Avevo anche notato che dalla parte dei "buoni" c'erano in prevalenza medici (provenivano tutti dal locale ospedale, ora smantellato) e la truppa dei "cattivi" era composta per la maggior parte da avvocati. Una curiosa contrapposizione!
Naturalmente la contrapposizione non era reale ma era più che altro una classificazione che avevo fatto osservando la strana fauna che componeva il nostro circolo (e credo i circoli di tutto il mondo).
I "buoni" spingevano per l'iscrizione del circolo alla federazione e al tesseramento di tutti i soci, mentre i "cattivi" la ritenevano una stupidaggine e non volevano che degli estranei (la federazione!) si impicciassero degli affari del nostro circolo o che addirittura venissero a dettarci delle regole. Alla fine si arrivò a un compromesso e il circolo venne iscritto alla federazione ma senza l'obbligo ai soci di tesserarsi. Naturalmente tutti i "buoni" lo fecero mentre i "cattivi" si rifiutarono sdegnosamente.
Pur essendo dalla parte dei "buoni", il mio animo innocente di giovinetto subiva il fascino perverso del male e per alcuni dei "cattivi" nutrivo anche una buona dose di ammirazione, sia per la qualità del loro gioco che per le sfacciate furbizie che mettevano in atto nelle partite e nei tornei. Non era raro infatti che se ti giravi un attimo la posizione sulla scacchiera subisse delle misteriose mutazioni: pedoni che sparivano, un Alfiere che ritenevi fosse in g5 era finito misteriosamente in e3 o in f4, ed altre amenità simili. Uno dei "cattivi" era poi specializzato nei "cavalli da corsa" e mentre ti stordiva con un mare di chiacchiere inopportune ed inutili, senza smettere di parlare e continuando a distogliere la tua attenzione con ogni mezzo, spostava velocemente il suo Cavallo in una casa che non avrebbe mai potuto raggiungere.
In quegli anni si fumava tranquillamente dappertutto, comprese le scuole e i ristoranti e naturalmente TUTTI i "cattivi" fumavano come ciminiere, spesso grossi sigari dal puzzo orribile e tutti i "buoni" no. L'aspetto delle sale del circolo assomigliavano alla Londra descritta nei romanzi di Conan Doyle e il fumo era così denso che potevi tagliarlo col coltello. Naturalmente i "cattivi" non disdegnavano di soffiarti una boccata di fumo negli occhi per portare a termine i loro sporchi trucchi e quando avevi finito di tossire potevi star certo che sulla scacchiera sarebbe avvenuta una di quelle misteriose ed inspiegabili mutazioni a cui ormai mi ero abituato.
I primi tempi, non osavo accusare degli "adulti" o peggio, degli anziani!, di barare e subivo in rassegnato silenzio queste angherie ma col tempo acquistai sicurezza e baldanza e mi divertivo ad accendere accalorate discussioni solo per ammirare la loro incredibile faccia tosta nel negare sdegnosamente, il loro sentirsi "feriti ed offesi" da tali vergognose accuse, specialmente se lanciate da un moscardino verso cui si erano sacrificati per insegnargli i rudimenti del Nobile Gioco.
Una volta, uno dei "cattivi" più sfrontati, un vecchio avvocato penalista alle soglie della pensione, durante un torneo era stato distratto da un conoscente, col quale si era messo a conversare sottovoce per un bel po' di tempo. Finita la conversazione, vidi un lampo d'allarme nei suoi occhi da predatore, aveva infatti lasciato la Donna bellamente in presa. Con una prontezza ed una freddezza incredibili mi chiamò al tavolo (avendo finito la mia partita, mi divertivo ad osservare i vari predatori in azione) e si mise a spiegarmi "sottovoce" ma con un tono alto abbastanza da farsi sentire dal suo avversario che aveva teso una sottile trappola e che in cambio della regina avrebbe dato sicuramente scacco matto.
Il suo avversario, un altro signore di una certa età, aveva gia afferrato il suo Alfiere ed allungato la mano per catturare la Donna quando "carpì" la confessione del diabolico leguleio e fermò la mano a mezz'aria, come morso da una tarantola. Qui il nostro esclamò:
«Eh no, caro mio! Pezzo tocco pezzo mosso! Lei adesso DEVE mangiare la Donna!»
Ne nacque subito un'accesa discussione dove il mefistofelico avvocato insisteva cocciutamente a voler farsi mangiare la Donna mentre l'altro affermava che si, aveva preso in mano l'Alfiere ma che non aveva eseguito la mossa per intero.
Infine intervenne l'arbitro che costrinse l'anziano signore a muovere l'Alfiere, pur senza l'obbligo di catturare Donna, ma in questo modo l'unica alternativa possibile portava alla perdita del pezzo.
Fingendosi seccato, l'avvocato accettò con "rassegnazione" la decisione dell'arbitro e vinse vergognosamente la partita, grazie al pezzo guadagnato. Alla fine della partita, tutto soddisfatto, mi offrì un'aranciata al bar del circolo (tirchio com'era, ne restai molto colpito!) e mi prestò uno dei suoi libri in tedesco sulla Siciliana.
Assieme ai tornei "ufficiali" venivano organizzati numerosi tornei che potrei definire bonariamente "privati" e che avevano un non so chè di losco e di misterioso. I "cattivi", sicuramente massoni della peggior specie, mettevano insieme questi tornei con premi in denaro abbastanza sostanziosi e, del tutto clandestinamente, scommettevano discrete sommette sulle partite, proprie o giocate da altri. Alla fine di ogni turno si notava un fitto andirivieni dal bar del circolo e un altrettanto fitto scambio di banconote. Evidentemente era là che avvenivano i pagamenti delle scommesse. Il "malvagio leguleio" mi aveva preso in simpatia e mi portò a diversi di questi misteriosi tornei dove partecipavo per lo più come spettatore ma successivamente anche come come scacchista. Qui si giocava quasi esclusivamente blitz e rare volte a "rapid" da un'ora.
Oltre a qualcuna delle solite facce, in questi tornei apparivano numerosi strani personaggi, per lo più dell'est europeo, ma anche forti giocatori provenienti da fuori regione, alcuni dei quali giocavano veramente bene. In generale la qualità media di gioco era alta, sicuramente molto più alta dei normali tornei a cui partecipavo e tutti i giocatori erano impegnati allo spasimo. Era impressionante vedere come in quelle partite nessuno abbandonasse, nemmeno nei casi più evidenti e le partite finivano solo quando c'era lo scacco matto.
Questi tornei si concludevano sempre con una brevissima cerimonia di premiazione, senza fronzoli ne discorsi e subito dopo i partecipanti si eclissavano velocemente, lasciando la sala deserta e in me una strana perplessità.
Negli anni a venire ebbi occasione di incontrare diversi di questi misteriosi scacchisti e con alcuni strinsi anche amicizia. Si trattava per lo più di yugoslavi (allora la Yugoslavia esisteva ancora) che arrotondavano i magri stipendi di Tito partecipando ai numerosi tornei estivi che si svolgevano in tutta Italia. Venivano in massa, vincevano un torneo (o si piazzavano ai primissimi posti) e via! Si mettevano in viaggio verso un altro torneo.
Il più delle volte dormivano in macchina e c'era chi vendeva libri o giocava blitz a soldi. Alla fine della tournèe cambiavano poi in Marchi e con il Dinaro che valeva pochissimo tornavano in patria con un bel gruzzolo in tasca. Fra la metà degli anni '80 e quella degli anni '90 ce n'erano parecchi che facevano queste tournèe e tutti erano molto forti.
Uno di essi, Ioan, macedone d'origine, sposò una ragazza di qui e si trasferì da noi. Faceva (fa ancora a dire il vero) il camionista e l'ho incontrato spesso in autostrada, facendo anch'io un lavoro che mi faceva viaggiare spesso.
Ioan si piazza di solito negli autogrill o in qualche piazzola di sosta, tira fuori un tavolino smontabile, di quelli da pic-nic e una scacchiera e poi si diverte a spennare grulli giocando partite blitz a soldi. Spesso con cifre abbastanza sostanziose in palio ma per quanto possa sembrare strano i grulli non gli mancano mai!
«I polli migliori» mi disse una volta mentre si beveva un caffè assieme in un Autogrill della A4, «sono quelli che fanno tornei, quelli classificati o ancor meglio i maestri. Si credono bravi, li lasci andare in vantaggio, gli fai vincere qualche partita... E poi sono cotti a puntino, basta rosolare con cura!»
E invero Ioan ha probabilmente la forza di gioco di un IM o forse anche di più, anche se non ho mai saputo niente del suo passato scacchistico. Fatto sta che le pochissime volte che veniva con me in qualche circolo non ce n'era per nessuno e parlo anche di forti agonisti a livello magistrale.
Ha uno stile strano, apparentemente da "dilettante allo sbaraglio", ma probabilmente il tutto è ben studiato per la "caccia ai polli". In tutte le partite sembra perennemente messo male e ti sembra che basti un niente per demolirlo e farla finita, ma è solo un'illusione perchè alla fine si finisce sempre gambe all'aria con lui!
«Ma come fai?» gli chiesi una volta, alla fine di una partita dove aveva demolito un forte giocatore, molto conosciuto da noi.
Sulla sua faccia da pirata levantino apparve un breve sorriso sornione. «Oh, io ho solo avuto fortuna.» disse, e rivolgendosi al suo avversario continuò: «Il nostro maestro, qua, è molto forte ma si potrebbe rendere le partite più interessanti se ci giocassimo qualche soldino...» E mentre lo diceva mi fece l'occhiolino. Trattenni a stento una risata perchè Ioan quando vede un possibile pollo lo chiama sempre "maestro"!
Ho giocato molte partite con lui, di solito il sabato mattina e nella peggior bettola della zona, piena zeppa di slot-machine e dove quando entri ti squadrano tutti con aria feroce e non vedi l'ora di bere il tuo caffè e andartene alla svelta!Molti degli avventori sono pregiudicati che vivono di espedienti.
Ioan fuma come una ciminiera e non parla molto, neanche di scacchi, tanto che essendo io un tipo piuttosto ciarliero, a volte questi lunghi silenzi mi mettono a disagio, ma giocare con lui è sempre un piacere!
Si, questi scacchi "sotterranei" sono davvero strani.
Commenti
Solo gli utenti registrati possono commentare