Astuzie, trappole e zeitnot.

» Altro - Inserito da Carotino il 08/02/2011, 12:11:24

Ho notato che si parla molto poco di "gioco giocato" e di pratica agonistica. Anche i principianti discutono dottamente su profondi principi strategici, elencando altrettanto dotte publicazioni. Vengono citate aperture e varianti, discutendo quale sia "la migliore" e si sottolinea l'importanza della visione tattica, suggerendo esercizi e siti.
Tutte cose giuste ed importanti, per carità, ma secondo me non si centra il vero problema di chi deve affrontare una partita di torneo. Qui entrano in gioco numerosi altri fattori, importanti quanto e più della visione tattica o del controllo del centro... Sicuramente più del "vantaggio" (il più delle volte valutato in meno di mezzo pedone dai chess engines!) conseguito in apertura! Parlo della psicologia, dell'astuzia che solo l'esperienza può dare, delle mosse inaspettate o delle varianti inconsuete o "inferiori" e dei problemi che dobbiamo affrontare quando il tempo volge alla fine, nello zeitnot.
E' noto che Lasker adottava sempre aperture e varianti "inferiori", questo non per originalità o stravaganza, ma semplicemente per fini pratici. Il suo scopo era di portare l'avversario "fuori dal suo giardino", ovvero dai suoi schemi e dalle sue varianti preferite. Grande maestro della difesa e campione dalla classe cristallina, dominò le scene scacchistiche per oltre 27 anni, stabilendo un record tutt'ora imbattuto. Anche Nimzovic utilizzava e consigliava questo metodo e, in tempi più recenti, Korchnoj, Timman, e molti altri. Anche un paladino del gioco e solido e posizionale come Petrosjan utilizzò in molte occasioni questo metodo "psicologico".
Al giorno d'oggi, un buon dilettante che si sia applicato con diligenza riuscirà a padroneggiare abbastanza bene l'apertura, contro chiunque... A meno che l'avversario non lo porti "fuori teoria"! Allora tutta la sua preparazione non servirà a nulla e dovrà giocare "con le sue sole forze". Questo non vuol dire che bisogna giocare alla garibaldina e adottare sistematicamente continuazioni dubbie o mosse sbilenche, ma semplicemente che la partita a scacchi non è un duello teorico che si svolge in un clima sereno ed asettico. Non siamo a casa, col nostro bel data-base, i nostri libri e il nostro fido chess engine ma siamo soli, con le nostre forze e le nostre debolezze, di fronte ad un avversario che farà di tutto per superarci e soprattutto c'è un orologio che "gira" implacabile, limitando la nostra profondità di analisi. La pratica ha dimostrato che una "novità", se ben preparata, pur essendo oggettivamente inferiore ha buonissime probabilità di successo e l'avversario il più delle volte non riuscirà a risolvere alla scacchiera i problemi che gli poniamo. Certo, in questa maniera si può anche perdere... Ma se uno ha paura delle sconfitte è meglio che lasci perdere la pratica agonistica!

Ma andando oltre l'apertura, si può notare l'effetto, talvolta devastante che possono avere una mossa inattesa, un sacrificio senza fini immediati, una manovra inconsueta. Magari le successive analisi dimostrano la loro scorrettezza, ma in partita viva è tutta un'altra cosa! Il contraccolpo psicologico, la stanchezza, il tempo limitato, la paura di essere incappati in qualche trappola, la perdita di tempo dovuta alla ricerca di una confutazione che "punisca" la mossa avversaria... Tutto contribuisce a intaccare la nostra tenuta e a farci incorrere in un errore. L'errore a sua volta ne attira altri ed anche questo si aggiunge al "carico psicologico" che già ci opprime... Spesso si vedono delle posizioni solidissime crollare in poche mosse come un castello di carte! Il più delle volte liquidiamo il tutto con "ho fatto una cappella!", ma è relamente così? E' una semplice "cappella" o è il risultato di un sovraccarico psicologico, magari provocato ad arte dall'avversario? In una partita non si scontrano solo due aperture o due varianti, ma due persone nella loro interezza, con le loro forze, le loro debolezze, la loro tecnica, la loro tenuta psicologica, la loro esperienza, la loro astuzia, la loro resistenza alla fatica, ecc...
Un'ultima considerazione, queste cose succedono ai più quotati GM e persino ai campioni del mondo, ma sembra che qualco "baldo dilettante" si senta superiore a queste quisquilie e spesso leggo dei commenti, sui vari forum, che mi lasciano a dir poco sgomento! Parlo di cose del tipo: "il bianco è uscito in vantaggio dall'apertura e il nero può abbandonare."... No comment!

Carotino.
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Commenti

  1. Utente: Nicola Riva

    08/02/2011, 13:42:13

    Ma da quando per Carotino gli scacchi sono diventati una questione psicologia e non più della "ragione"?

    E' finita l'era di Deep Saros?
  2. Utente: Carotino

    08/02/2011, 15:26:07

    Ma la psicologia E' RAGIONE e scienza, non meno delle altre scienze. Il computer è ottimo per analizzare ed allenarsi, ma al tavolino, dietro ai pezzi, ci sono due persone e la lotta si svolge fra loro due, non fra due computer o due libri di varianti.
  3. Utente: Carotino

    08/02/2011, 17:52:07

    Il commento è stato nascosto dai moderatori
  4. Utente: Incredibile Bobinsky

    08/02/2011, 18:28:51

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