Gioco di posizione-Strategia scacchistica: un'invenzione dei giornalisti? - Parte 3
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Inserito da Carotino
il 14/12/2010, 10:53:12
Nei due precedenti articoli si è parlato di tattica e strategia, di analisi posizionale, legata a concetti per così dire "astratti" e concreto calcolo delle varianti. Abbiamo visto che questi due aspetti sono in realtà inscindibili. Ci saranno posizioni o particolari momenti della partita dove prevarrà l'uno o l'altro aspetto, ma nessuno dei due, da solo, può permetterci di risolvere i problemi concreti che dobbiamo affrontare nella pratica. Eppure anche questo quadro è incompleto, non abbiamo parlato infatti dell'intuizione.
E' convinzione comune che i migliori giocatori debbano la loro superiorità ad una maggior comprensione degli elementi posizionali e ad una maggior capacità di calcolo, ciò però è vero solo in parte. Un approfondito studio psicologico eseguito su numerosi top-GM ha infatti rivelato che il più delle volte la continuazione migliore viene trovata PRIMA di eseguire una qualsiasi analisi, sia tattica che strategica. Il giocatore "sente" subito, "a naso", che la tal mossa è la più forte, quella più adatta al momento, e le successive analisi servono solo a controllare la sua effettiva correttezza. Nella stragrande maggioranza dei casi queste "intuizioni" si rivelano esatte. Questo accade sia nelle soluzioni di complessi problemi strategici che nel caso di combinazioni tattiche.
In questo caso si potrebbe parlare di talento naturale, ma anche qui rischiamo di essere troppo superficiali, in realtà entrano in gioco molti altri fattori, primo fra i quali l'esperienza accumulata su un gran numero di posizioni e di piani accumulati dal giocatore durante la sua carriera... Ma non solo!
Ecco una significativa dichiarazione del GM Alexei Suetin: «Sulla base della mia esperienza, posso confermare che molte delle mie più felici ispirazioni in partita non provenivano assolutamente da un pensiero logico. Quasi sempre queste ispirazioni si concretizzavano casualmente, e talvolta persino in extremis. In quei momenti ero sottoposto ad un esasperata pressione emotiva e le soluzioni uscivano così, tutto a un tratto, in un tempo relativamente breve.». Le dichiarazioni degli altri GM sottoposti allo studio erano tutte molto simili a quella di Suetin. L'istinto decisionale arriva all'improvviso, ma in quei momenti entra in gioco l'intera esperienza del giocatore, tutto il suo bagaglio tecnico, teorico e psicologico, tutte le nozioni imparate, sia consce che inconsce, la sua volontà di lottare, il suo stato d'animo, il suo morale e, non ultimo, il suo talento.
La partita a scacchi non è uno scontro asettico di idee, ma la lotta fra due esseri umani in tutta la loro interezza, con le loro forze e loro debolezze in quel particolare momento.
In molte complesse partite, tipiche del moderno gioco agonistico, terminata l'apertura i giocatori si trovano spesso "fuori teoria", in situazioni estremamente "ingarbugliate" sia dal punto di vista strategico che da quello tattico. Il limitato tempo di riflessione ci impedisce di risolvere "in tempi ragionevoli" i problemi concreti di posizioni così complicate con il solo aiuto dell'analisi (sia posizionale che tattica)... Quand'ecco che "tak!" scatta qualcosa dentro di noi e d'un tratto "vediamo", "sentiamo" con tutti noi stessi e con assoluta sicurezza che QUELLA è la giusta continuazione. Solo allora procediamo ad analizzare.
In molte partite entra pesantemente in gioco anche la psicologia ed allora ecco che tutti i parametri oggettivi saltano. Non esistono più tattica ne strategia, forza scacchistica o talento... Tutto è sovvertito! Questo fattore fu molto ben compreso dal grande Lasker che ne fece il perno di tutta la sua lunghissima carriera... Ma di questo parleremo in un prossimo articolo.
Carotino.
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14/12/2010, 15:17:15