Cos'è, filosofia applicata agli scacchi o cosa?
Ho riletto tre volte ma è tutto troppo astratto.
Un GM di scacchi famoso mi disse che gli scacchi fino al livello di maestro sono soprattutto pratici (giocare molto 2/3 del tempo), dopo bisogna studiare (2/3 del tempo) tanto e praticare meno.
Utente: strelec
19/02/2010, 14:33:08
Da insegnante concordo pienamente con Renato (e Bini). E al contrario di Danko ritengo che gli scacchi, essendo un apprendimento complesso (per intenderci molto simile a quello di uno strumento musicale o di una lingua straniera), hanno bisogno di un buon metodo di studio per ottenere una effettiva progressione nei risultati. Chi gioca soltanto ed evita di studiare é come chi apprende una lingua solo attraverso l´uso: dopo una fase di rapido miglioramento (quando si passa da nulla a dire qualcosa), subentra una fase di stasi che puó essere ´eterna´ (con l´aggravante di fissare errori che divengono poi praticamente irrecuperabili). E´ evidente che gli scacchi sono (e per quanto mi riguarda devono rimanere) un gioco: ma se si vuol giocare sempre meglio, sono convinto che il tempo da dedicare allo studio deve superare di molto quello dedicato al gioco.
FishandChips
20/02/2010, 09:43:04
Gioco da poco a scacchi ma sono 15 anni che suono la chitarra e posso dire che nel mio caso, per ottenere risultati duraturi nel tempo, quanto scritto nell'articolo è una verità assoluta!
Utente: strelec
20/02/2010, 10:54:38
C´é un´altra implicazione importante di quanto scritto nell´articolo che forse va incontro al bisogno di concretezza di Danko: per apprendere bene e in fretta occore fare un percorso ben definito, che tenga conto dei vari piani citati da Renato; questo significa per esempio che l´autoapprendimento, che credo sia la forma piú diffusa per quanto riguarda gli scacchi, difficilmente ci permette di andare oltre il secondo livello citato da Renato. A mio giudizio fino a poco tempo fa la maggioranza dei libri di scacchi si limitava a definire regolo e situazioni, che venivano poi illustrate da partite modello. L´articolo di Renato chiarisce che questo tipo di studio é invitabilmente carente sul piano dell´applicazione, che di fatto é poi il livello piú importante in partita... Devo dire peró che ultimamente anche la didattica dei manuali di scacchi ha scoperto quiz, problem solving e altre forme di esercizio applicativo, fornendo dunque testi sempre piú utili per superare il secondo livello (un esempio per tutti puó essere Teoria e pratica degli squilibri, non a caso diviso in due volumi, il secondo dei quali - i quaderni di lavor - é tutto basato sul livello applicativo). Non a caso, la via maestra per gestire un percorso di apprendimento (e non solo negli scacchi) rimane la guida di un maestro...
LLORIS
30/03/2010, 18:43:56
renato clementi dirige caissascacchi. l'ho conosciuto anni fa una brava persona.. ha un sito
LLORIS
30/03/2010, 18:44:12
renato clementi dirige caissascacchi. l'ho conosciuto anni fa una brava persona.. ha un sito
LLORIS
30/03/2010, 18:44:23
renato clementi dirige caissascacchi. l'ho conosciuto anni fa una brava persona.. ha un sito
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danko
19/02/2010, 12:57:36