Scacchisti psicolabili?

» Allenamento - Inserito da harmon il 10/02/2011, 09:02:34

Che gli scacchisti siano tendenzialmente psicolabili é noto da tempo (Fisher docet): ma pensavo che la cosa riguardasse solo i giocatori ad alto livello, per i quali lo sforzo agonistico e il carico emozionale puó chiaramente generare situazioni di stress psicologico devastanti.

A giudicare da certi utenti di GS mi pare invece di capire che il problema sia diffuso a tutti i livelli: duplicazione (per non dire moltiplicazione esponenziale) delle personalitá, buffoneria glottocircense, alienazione robotica, ecc. il tutto naturalmente condito da una buona dose di autoesaltazione e/o mania persecutoria.

Il problema di fondo credo sia il fatto che gli scacchi, per la loro complessitá combinatoria e simbolica, diventano facilmente un universo parallelo in cui cercare scenari consolatori rispetto alle delusioni dell´universo reale.

Il fatto che in questo universo parallelo si vinca o si perda (nonostante la patta sia sempre in agguato…) favorisce l´autoidentificazione con il divino: chi vince si propone infatti come l´unico dio, il dio ´vero´, in grado di forgiare l´universo secondo la sua volontá.

Questo universo, poi, configurandosi anche tipicamente come corte medievale sollecita evidentemente la formazione di consorterie ´feudali´, con rapporti ´personali´ a incatenare i vari gradi di vassallaggio, dal GM al NC: cosí le lotte sulla scacchiera divengono facilmente crociate e guerre di religione fra consorterie.

Un ultimo aspetto interessante é quello del ´ motorismo´ che tende a saldarsi a quello del ´robotismo´ (nonché ´marionettismo´ vario): gli scacchi da sempre si sono coniugati col mito dell´automa e ne hanno tratto aspetti inquietanti.

L´automa, che in ultima analisi é la maschera (ovvero la morte, visto che l´uso originario delle maschere é quello funerario…) rappresenta la sfida alla caducitá della vita umana: non a caso é caratterizzato dal movimento ´incomprensibile´ e tendenzialmente ´magico´ (le cose inanimate non dovrebbero muoversi…). Inoltre si pone inquietantemente come alter ego dell´umano, al cui genere in ultima analisi vorrebbe sostiuirsi.

Considerando anche che scacco matto significa letteralmente il re é morto, ho la vaga impressione che in questo ambito simbolico gli scacchi rappresentino la paura della morte, ovvero il disperato tentativo di sopravvivere ad essa: la morte degli altri (la morte del re avversario, lo scacco matto) é infatti il tipico momento di autocertificazione del proprio esistere ancora.

Forse a questo punto varrebbe la pena citare, come fa Roberto nella sua firma, un sano perdente come Spassky: il gioco degli scacchi é (solo) un gioco...
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Commenti

  1. Utente: Nicola Riva

    10/02/2011, 09:26:19

    Sbaglio o ogni riferimento a persona o fatti di questo sito è puramente casuale?

    Comunque è vero che gli scacchisti sono tutta gente un po' strana...
  2. Utente: Carotino

    10/02/2011, 10:40:08

    :-)

    Fra le varie categorie di malati hai dimenticato "il Critico-Trombone"...

    Questi è una persona timida e pavida che non osa mettersi in gioco o in confronto con gli altri. Anzi, lo evita sistematicamente perchè un risutato negativo di qualsiasi genere distruggerebbe la sua già scarsa sicurezza di sè. Egli, simile a una pianta, non interagisce con l'ambiente ma si limita a porsi su un comodo altarino, a giudicarlo. In questo modo nasconde le sue misere qualità autoesaltandosi, per contro, nel giudicare l'altrui operato. E' un po' come le comari dei paesini che nascondono le loro scappatelle diffondendo sistematicamente quelle delle altre donne.
    E' questa una pratica che ha anche funzioni consolatorie e che richiama il transert di freudiana memoria: non guardo ai miei problemi e ai miei pesanti limiti, ma mi trasformo in Giudice, così non solo questi scompaiono ma divento anche forte, riesco finalmente ad imporre il mio piccolo Ego, che in altra maniera non riuscirebbe a emergere...

    [Dr. Albert Kinderman "Problemi di pscicologia appplicata nell'allevamento dei bachi da seta". (Sperling & Kuipfer, 1979)]
  3. Utente: harmon

    10/02/2011, 11:09:48

    A dir la veritá credo che la figura del critico trombone sia piú un sottoprodotto del forum informatico che della passione scacchistica.

    Le tipologie cui facevo riferimento nell´articolo invece mi sembrano molto vicine al mondo simbolico degli scacchi.

    Teniamo presente anche che normalmente si impara a giocare a scacchi da piccoli (e pare spesso ricevendo le prime ´lezioni´ dal padre o dal fratello maggiore).

    Insomma gli scacchi possono davvero legarsi a forme di transfert molto potenti.

    Tanto per fare un po´ di autoanalisi, io sento chiaramente nel mio interesse per gli scacchi una forma di piacevole regressione infantile: i pezzi con cui ancora gioco sono quelli che ho ricevuto in regalo dalla mamma quasi mezzo secolo fa...

    Studiare libri di scacchi mi riporta al clima scolastico in cui quando ero stressato dai compiti (ovvero oggi dal lavoro) piantavo lí tutto e mi leggevo il mio amato Dostoevsky (ovvero oggi studio/gioco a scacchi).

    Che ci sia un ruolo compensatorio, in questo tipo di passioni, mi pare innegabile. Bisogna perció fare attenzione che la passione non divenga una sorta di autismo, pericolo che a mio parere gli scacchi possono davvero rappresentare.
  4. Utente: vic fontaine

    10/02/2011, 11:21:09

    Scacchi e psicanalisi hanno da sempre un rapporto di contiguità e di complementarietà, anche se spesso confinato nell'aneddotica: basti pensare a un Paul Keres che poteva diventare il più grande di sempre come risultati se non avesse perso partite che mai avrebbe dovuto perdere per colpa dei suoi nervi; oppure a un giovanissimo Ivanchuk che a Linares 1991 (da lui vinto, comunque) si metteva in sala gioco durante la partite a premere il campanello che segna la messa in moto degli orologi per fare sobbalzare tutti gli altri di soprassalto, o a cantare a squarciagola canzoni ucraine durante la premiazione dei vincitori; oppure al già ricordato Fischer e a tutte le sue mattane da vedette (anche se per lui gli scacchi hanno assunto un profondo significato pedagogico, avendo egli trovato in essi un conforto e un rifugio di valori ed affetti purtroppo mai posseduti in tenerissima età a causa della sua difficile condizione familiare).
    Scacchi ed ego andavano di pari passo dato che a tavolino sei solo con le tue capacità; dico "andavano" perchè forse l'era dei chess-engines ha un po' cambiato tutto questo, o forse anche perchè i chess-engines hanno drasticamente elevato il livello medio, nel senso che fino a pochi lustri fa i supercampioni facevano categoria a sè (le due KK da un lato, e poi tutti gli altri), mentre ora il campione del mondo - oppure il n° 1 della classifica ELO - è solo un primus inter pares.
    E' un articolo davvero interessante e profondo, complimenti!
  5. Utente: Carotino

    10/02/2011, 11:31:57

    La psicologia è sempre un argomento interessante ma è facile e abbastanza frequente che gli psicologi prendano, per così dire, la tangente! Nel senso che se dai ascolto a loro siamo tutti dei "tarati mentali" (tranne lo psicologo, ovviamente!) e magari per il semplice fatto che ti gratti il naso, vanno a cercare i traumi della tua infanzia e il rapporto con la madre.... Tempo fa avevo presentato (un po' provocatoriamente) il libro di Rueben Fine che, pur contenendo anche argomenti interessanti, su molti argomenti "partiva in quarta" con delle puttanate pazzesche. Credo che definire "scienza" la psicologia, sia una grossa forzatura... Però questa può costituire un'ottima fonte di ispirazione per romanzi ed articoli! :-)
  6. Utente: nervo119

    10/02/2011, 11:40:43

    Ciao Vic , per come la vedo io , in questo articolo non ci vedo niente di interessante e profondo per gli scacchi e per gli scacchisti , non "porta niente" , nessun valore aggiunto, se non delle considerazioni personali nei confronti di chi vuol stare su questo portale anche con della spensieratezza (condivisibile o meno).
    Nervo
  7. Utente: harmon

    10/02/2011, 11:50:02

    In effetti preferisco la letteratura alla psicoanalisi...

    E in letteratura non ho dubbi che la relazione fra scacchi e ´doppio´ (vuoi sdoppiamento di personalitá, vuoi fantasie di onnipotenza, vuoi automi e intelligenze artificiali) sia incontestabile.

    Sono solo romanzi... Sí, ma li considero un´ottimo specchio della realtá.
  8. Utente: Nophiq

    10/02/2011, 12:16:03

    Concordo con nervo. Chiudo i commenti per evitare che il discorso degeneri.
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