Sancho Panza lo scacchista.

» Allenamento - Inserito da Carotino il 17/07/2010, 22:27:20

Nel Libro Secondo del suo Don Chisciotte, Cervantes fa un'interessante metafora della vita, paragonandola ad una commedia e gli uomini ai commedianti. Il nobile cavaliere spiega al suo fedele scudiero come, una volta finita la commedia tutti, gli attori si tolgano il costume e ridivengano tutti uguali.
«Lo stesso vale per l'affanno di questo mondo» aggiunge
«nel quale uno fa da imperatore, un altro da papa e nelle mille altre comparse che possono essere inserite nella commedia; ma alla fine, cioè quando termina la vita, la morte toglie a ciascuno l'abito che lo rendeva diverso dagli altri, e tutti risultano eguali nella sepoltura.».

Sancho Panza risponde d'avere già inteso tale paragone che non è poi tanto nuovo.
«E' come quello del gioco degli Scacchi: durante la partita ogni pezzo ha il suo compito, ma quando la partita termina, tutti i pezzi si mescolano e finiscono in una borsa; è lo stesso paragone con la vita che termina nella sepoltura.»

I pezzi degli Scacchi, nella loro apparente diversità (a rappresentazione delle diverse professioni, del diverso stato sociale, ecc...) vengono ridotti all'uguaglianza al momento della morte. Dal buio della borsa, dove sono conservati, mischiati casualmente fra di loro (il Caos primordiale) fuoriescono alla luce e nascono, quando i giocatori li tolgono dalla borsa. Posti sul tavoliere, vivono una breve vita (i movimenti sulla scacchiera) e infine vengono inseriti nuovamente nella borsa, ritornando nel buio e nel Caos: è la morte.
Nascita, morte e rinascita(?) si susseguono e si rincorrono, partita dopo partita, in un ciclo infinito e perfetto.

Carotino di Trimegisto
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