E' possibile applicare il concetto di "centauro" alla preparazione e all'analisi negli scacchi? E' senz'altro una cosa da considerare. Può apparire strana ed insolita ma può anche avere un certo fascino. Il computer che è utilizzato dal ragazzino per "vincere facile" su PlayChess, ma che apre anche nuove ed affascinanti prospettive nella preparazione, nell'allenamento e nell'auto miglioramento.
Fusione di strategia umana e tattica elettronica, ma anche tattica elettronica al servizio della strategia umana, per suggerire nuove idee e continuazioni. La fredda macchina di silicio utilizzata come ispiratore di nuove soluzioni strategiche e di piani inediti, ricontrollati poi tatticamente al calcolatore... Si tratta solo di giusto metodo e lo "stupido computer", "l'ammazza fantasia", il "killer degli scacchi" ci apre delle possibilità creative inimmaginabili. Ho detto creative e lo ribadisco. Si tratta solo di considerare il motore scacchistico come un semplice attrezzo, alla stessa stregua di una gru o di un camion. E' innegabile che la comparsa dei chess engines di nuova generazione ha dato uno scossone formidabile a tutta la teoria delle aperture. Linee giudicate ottime venivano inesorabilmente demolite, mentre altre considerate inferiori sono diventate improvvisamente le "migliori". Quanti punti esclamativi che si sono tramutati in punti di domanda e viceversa!
Il discorso è valido anche per il medio gioco e per il finale? Fino a poco tempo fa... No! Ma i motori di ultima generazione stanno ribaltando completamente la situazione. Prendete i motori della serie "Ippolit" (IvanHoe, Houdini, Fire, ecc...) pur avendo una sofisticata gestione delle ingombranti (e lente, e limitate!) table-bases, possono benissimo farne a meno! Houdini ad esempio le ha semplicemente abbandonate... L'enorme progresso software/hardware degli ultimi anni ha incrementato la potenza dei chess engine in modo esponenziale e siamo arrivati quasi al punto che la grande profondità di analisi tattica permette ai programmi di eseguire mosse "strategiche". E siamo ancora all'inizio! Gli algoritmi scacchistici sono passati dalla tipica "forza bruta" a profonde valutazioni strategiche. Adesso i motori scacchistici tengono in considerazione concetti come le case deboli/case forti, le isole di pedoni, gli alfieri contrari ed altri numerosi temi posizionali.
Pensate a quanta sperimentazione è adesso possibile in tutte e tre le fasi del gioco.. A quali nuove possibilità creative e didattiche si sono aperte a chi le ha intuite e le sa utilizzare... E soprattutto pensate che tutto questo sta già succedendo! Il match mondiale fra Topalov e Anand è stato anche uno scontro fra team di "analizzatori tecnocrati", fra cluster di computer velocissimi e fra programmi scacchistici. C'erano due forti campioni sulla scacchiera ma in realtà lo scontro era allargato a due forti team di tecnocrati.
Il nuovo strumento, con il giusto metodo, diventa anche uno strumento didattico formidabile, un allenatore ed uno sparring partner preciso ed infallibile. E' possibile regolarne la forza sceglierne le aperture e i piani, variarne lo stile... Inserito ed integrato nei tradizionali metodi d'allenamento può diventare veramente un'arma in più.
Naturalmente tutto questo non si può improvvisare, ci vuole un metodo razionale che ne sfrutti a fondo le caratteristiche. Lo strumento va inserito in sistema che lo integri e ne esalti le caratteristiche e che a sua volta venga esaltato dallo strumento. E' il concetto militare di "armi combinate". Per questo però non ci si può improvvisare, ci vogliono studio, conoscenze multi-disciplinari, integrazione organica dei metodi, sperimentazione... Insomma, ci vuole know-how!
Carotino
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Utente: ghiceda
12/07/2010, 22:24:03