A mio avviso è più utile definire due classi di combinazioni:
- combinazioni semplici: sono quelle per la cui risoluzione è sufficiente la visione combinativa.
- combinazioni complesse: sono quelle in cui è necessaria anche la capacità di calcolo.
Esaminiamo questa posizione (Rivera - Fischer, Varna 1962)
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Può darsi che in partita un giocatore di media forza con il Nero non "veda" la combinazione, ma, nel momento in cui gli viene fatto notare che "il Nero muove e vince", un qualunque giocatore con più di 1.600 punti ELO dovrebbe essere in grado di trovare la soluzione:
1.... Dc6! 2.f3 Db5
Qui non c'è nulla da calcolare, praticamente c'è un solo ramo possibile. Il difficile sta nel vedere la mossa, nell'inserirla nelle candidate.
Al crescere del valore del giocatore aumenta anche la sua visione combinativa, giacchè, con sufficiente tempo a disposizione, un forte giocatore inserisce fra le candidate la mossa più forte almeno nel 90% dei casi. Tale percentuale si deve ritenere quindi una componente dell'abilità scacchistica.
Per migliorare questa qualità è necessario:
1. - prendere coscienza dei motivi tattici (attacco doppio, attacco di scoperta, interferenza ecc.);
2. - imparare a scoprirli nel vivo della partita.
Se il primo punto è tipico del giocatore di categoria nazionale, il secondo obbiettivo è tipico di chi vuole ambire a qualcosa di più: quanto maggiore è il numero di posizioni metabolizzate e tanto più il nostro colpo d'occhio migliora. La normale routine scacchistica e lo studio delle partite concorrono al miglioramento della visione combinativa, ma sicuramente più utili sono i libri (meglio se recenti in quanto sono stati verificati al computer) e i software dedicati alle combinazioni. Esistono moltissimi libri di combinazioni; alcuni purtroppo mischiano combinazioni semplici a quelle complesse, dove è già necessaria una grande capacità di calcolo; altri non sono stati testati al computer e contengono errori. Meglio quindi scegliere libri con tanti esercizi, non troppo complicati e testati al computer. Un importante libro del padre delle sorelle Polgar raccoglie oltre 5.000 combinazioni, di matti in una, due e tre mosse (Chess training in 5333+1 positions). Gli esempi sono pratici, per nulla orientati all'effetto, alla mossa spettacolare. Chiunque impieghi diversi minuti per risolvere un matto in due mosse è sicuramente carente in visione combinativa.
Putroppo la visione combinativa non basta perchè in molte posizioni sono diverse le mosse ragionevolmente interessanti e ognuna di esse è ben lungi dall'avere un solo ramo. Se non si calcolano bene le conseguenze delle varie mosse candidate, rischiamo di prendere grossi abbagli.
Consideriamo questa posizione (Nohr - M. Nielsen, Taastrup 2002):
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Anche in questo caso è necessaria una notevole visione combinativa per includere nelle candidate la mossa più forte: 1.Ah6!!. Sicuramente appaiono più logiche candidate come 1.dxe7 oppure 1.Cg5.
Supponiamo però che il nostro forte giocatore abbia visto 1.Ah6!!. E' possibile giocarla in base alla sola visione combinativa? Sicuramente no. Un gioco basato sulla visione combinativa produce risultati abbastanza casuali, non certo calcolati. Nel suo testo, Aagard sostiene che il difficile è vedere la "prima mossa". Ciò è vero se si è già Maestri Internazionali. Per il comune mortale in questo caso non basta vedere 1.Ah6, occorre anche calcolare che vada bene. Il calcolo, facile per un Maestro Internazionale, è comunque complesso per un giocatore con la forza di circa 1.800 punti ELO. Qui, dopo 1.Ah6 ci sono molti rami e senza la capacità di calcolo è facile perdersi nella selva delle varianti. E' praticamente quello che accade quando un giocatore debole pensa di aver trovato una mossa geniale, ma, non riuscendo a calcolarla bene, non vede una più o meno facile difesa dell'avversario. Da notare che nella posizione in oggetto la migliore è 1.Ah6, ma anche 1.dxe7 non è da meno. Quindi la difficoltà sta nel calcolare le conseguenze di quest'ultima mossa e poi confrontarle con quelle di 1.Ah6.
Un'ulteriore riprova che senza capacità di calcolo la posizione non è facilmente gestibile è che Nohr, un giocatore sui 2.100 punti ELO, scelse l'errata 1.Cg5 e finì per perdere.
Le combinazioni complesse sono particolarmente difficili da analizzare quando la situazione è mista. Infatti, in presenza di elementi combinativi, spesso il giocatore deve rispondere alla domanda: la pressione è sufficiente per la ricerca di una combinazione? Oppure è opportuno accentuare ancora la pressione? La risposta si ha grazie alla capacità di calcolo: si analizzano sia le candidate combinative sia quelle strategiche e poi si decide. Il giocatore debole dal punto di vista delle capacità di calcolo spesso sceglie in base a considerazioni generali completamente scorrelate dalla posizione; magari dà fuoco alle polveri senza avere ancora l'esercito pronto oppure sceglie sempre la strada di mobilitare tutte le sue truppe prima dell'attacco. Entrambe le soluzioni sono errate perchè si basano su ragionamenti troppo rozzi e non sull'analisi della posizione corrente.
Un esempio è una variante della partita Carlsen - Dolmatov (Mosca 2004)
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Il Bianco potrebbe giocare 13.Te3 rimanendo in forte vantaggio, in base all'idea logica di portare tutti i pezzi (compresa la Ta1) in attacco. Però a questo punto il potenziale d'attacco del Bianco è già notevole e si può giocare subito la più forte 13.Axf6, forzando 13.... gxf6 con distruzione della posizione nera. Alla strategica 13.Te3 potrebbe seguire la semplice 13.... Rd7 e ora la presa in f6 sarebbe inutile perchè il Nero riprenderebbe di Alfiere.
Una volta sistemata la visione combinativa, quali sono i mezzi per allenare la capacità combinativa?
In ordine di importanza, i principali mezzi di allenamento sono:
1. Posizioni combinative (combinazioni complesse) tratte da partite. Per esempio esistono software come CT ART 3 che contengono centinaia di posizioni, richiamabili per difficoltà. Da evitare il tentativo di risolvere posizioni troppo complesse per il proprio livello di gioco.
2. Analisi post mortem delle proprie partite lampo giocate in Internet. E' possibile salvarle e poi rivederle al computer per imparare a farsi l'occhio, capire i propri errori ricorrenti, le chance mancate ecc. Ovviamente va bene anche l'analisi di partite giocate a tavolino, ma, essendo il loro numero decisamente inferiore, si rischia di procedere troppo lentamente.
3. I finali di pedoni. Incredibilmente i finali di pedoni sono quelli dove è necessario imparare a fissare le posizioni di passaggio.
4. Gli studi. Sicuramente il metodo meno efficiente perchè le posizioni sono spesso astratte e poco adatte a giocatori di media forza.
www.albanesi.it
Utente: MaN
03/06/2009, 14:17:50